Art Brut - Bang Bang Rock and Roll (Fierce Panda, 30 maggio, 2005)
di Edoardo Bridda
Art Brut è un termine coniato dal pittore Jean Dubuffet per indicare le opere create senza precisa intenzione artistica ma reagendo ad un bisogno. Niente di più azzeccato per questa neoformata band londinese spinta dall’urgenza di rifondare il sound dei Fall: nella rincorsa agli idoli fine settanta e inizi ottanta non erano rimasti molti nomi disponibili e così, ladies e gentlemen, rieccoci ripiombati nei deliri logorroici, nelle prose/pose da slaker sottoproletario, e nel dialettaccio della - tutt’ora in pista - band mancuniana.
Eppure non parliamo del ritorno dei punk della provincia o di rivendicazioni della vera essenza punk, anche questa volta è l’art punk londinese mescolato allo sgangherarto - ma stiloso - fare dei Libertines a farla padrone, un mezzo efficace quanto basta per lasciar spazio alla personalità sovrana e debordante di Eddie Argos, un convintissimo emulo che alterna strofe in prima persona à la Ramones e ritornelli da comizio d’amore punk-rock, parlato svogliato à la Mike Skinner (Fit But You Know It) e sberleffi Blur (Parklife). Da queste premesse il singolino Emily Kane (puro chitarrismo Carl Barat, slaking dialettale londinesissimo), vien da sé: più che emul si potrebbe già parlare di emul dell’emul, eppure pur scimmie di Libertines, Strokes e compagnia bella, i quattro ragazzi di South London emergono dall’irritante revival se non altro per una ricerca di pose senz’altro spassose come accade nell’iniziale headbang Formed A Band (“Oneypie, I don’t know when it started, stop buying your albums from the supermarket!”), nella straziante ballad Rusted Guns Of Milan, (“Leave the light On / Leave the Light On Me / I know I can / I’m sorry / I’m so sorry / can I get you a cup of coffee?”); nel rock’n’roll a combustione rapida di Bang Bang Rock And Roll (“Met the sweetest girl, she sold me a pill / Tasted like shit and made me feel ill / Watch my body twist and jerk / I just wanna find a drug that works!) e nel boogie sottotono per sketch glam di Moving To L.A. (“When I get off that plane, the first thing I’m going to do is strip naked to the waist / And ride my Harley Davidson up and down sunset strip / Hmm, I might even get a tattoo… … drinking Hennessey with Morrissey”).
Di citazioni ce ne sono una buona varietà, abbastanza perché Mark E. Smith s’incazzi un po’, ma se non c’è spazio per convinzione e ideologie in un 2005 dove tutto si riduce all’urgenza di vestirsi in camicia e cravatta, di fare gli artistoidi, di sbandierare nichilismo e eccentrismo patinato, l’ascolto di un Bang Rock and Roll (che non passerebbe al vaglio del critico baffuto), rivela un lavoro certo più interessante ai madrelingua anglosassoni, ma comunque positivo. Non parliamo di genuinità, di verità, ma di semplice impatto, di capacità di sfilacciare un canovaccio senza varianti in brani sufficientemente diversi l’uno dall’altro, di condire con un vincente misto di umor e snobismo tipici londinesi una semiseria critica al rock giovanile di ogni tempo (“And yes, this is my singing voice, it’s not irony, it’s not rock and roll, we’re just talking, to the kids ... No more songs about sex and drugs and rock and roll, it’s booooring…. / I can’t stand the sound of the Velvet Underground the second time around.”).
Tutti elementi che soprattutto dal vivo - e ci riferiamo all'ottima performance al Primavera Sound - hanno reso gli Art Brut i migliori esordienti emuli del 2005, sicuramente una spanna sopra ai loro rivali Maximo Park.
E' la recensione + veritiera che ho trovato sul web....... Personalmente la canzone che preferisco è FIGHT..... e aggiungo My little brother!
[Modificato da grunertag1980 05/04/2006 22.44]