Debito, inflazione e fallimenti. Ecco perché l’Europa deve proteggere l’euro

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4everMJJ
00lunedì 28 novembre 2011 13:59
E' lunghino, ma molto esaustivo per capire quello che sta succedendo e soprattutto quello che potrebbe succedere...



Gli analisti delle banche e dei governi centrali si affannano a delineare gli scenari che potrebbero verificarsi se la crisi finanziaria del vecchio continente arrivasse a rendere necessaria l'uscita dall'Eurozona di Atene e Roma. Ma le conseguenze e gli effetti sull'intera area rendono indispensabile per tutti che ciò non avvenga, anche se sempre più prendono piede tra i paesi ricchi, gli istinti più nazionalistici

“Se l’Italia fosse costretta ad abbandonare l’euro, non verserei nemmeno una lacrima”. In questa frase ad effetto, pronunciata sabato dall’ex commissario europeo per il mercato interno Frederik Bolkestein, in un’intervista al quotidiano olandese NRC Handelsblad, c’è tutto il senso del conflitto che sta attualmente dilaniando la sempre più martoriata eurozona. Uno scontro ormai senza tregua, malattia forse antica di un continente che si riscopre euroscettico, miope e profondamente nazionalista. La svolta “tecnica” di Italia e Grecia, il cambio di governo in Spagna e i piani di risanamento contabile non sembrano convincere la vecchia classe dirigente dell’Europa che conta. Troppo dirompente l’attacco della speculazione, troppo forte, a questo punto, il senso di panico che coinvolge i mercati. E così, in attesa del super vertice del 9 dicembre, che dovrebbe ridisegnare in parte il ruolo della Bce e sancire il definitivo commissariamento dei Paesi meno virtuosi, ecco farsi avanti con sempre maggiore concretezza quell’ipotesi che solo fino a qualche tempo fa non sarebbe mai stata presa in considerazione. Eurolandia rischia di frantumarsi sganciando una volta per tutte i vagoni più ingombranti. A Germania, Olanda, Francia e soci il compito di garantire il futuro della moneta unica. Ai cugini deboli del mediterraneo, invece, l’incarico di riavviare la stampa delle vecchie lire, dracme, pesetas e affini.

Per ora siamo solo al cosiddetto “worst case scenario”, l’extrema ratio teorica che impegna gli sforzi di immaginazione degli analisti. Solo che adesso siamo andati oltre l’esercizio di stile. Non si tratta più insomma di avanzare un’ipotesi a mala pena teorica, qui, al contrario, si tratta di immaginare un futuro magari ancora lontano ma non per questo sostanzialmente impossibile. Anzi. Secondo la stampa finanziaria internazionale, ormai, le grandi banche di Usa e Gran Bretagna si starebbero preparando a fronteggiare l’ipotesi di un ridimensionamento dell’area euro. Credit Suisse, riferiva ieri Il Sole 24 Ore, attribuisce a questo scenario una probabilità del 10%. I grandi istituti europei e non, è ormai noto, starebbero conducendo alcuni riservatissimi stress test per valutare l’eventuale impatto di una disgregazione monetaria in termini di perdite complessive. Eppure l’Europa non sembra in grado di trovare un’intesa credibile, qualcosa di autenticamente rivoluzionario e dirompente (la famosa Bce come prestatore di ultima istanza) preferendo, al contrario, la solita strada degli scontatissimi proclami patriottici. E così, quando chiedete al vecchio Bolkestein cosa pensi degli eurobond, la risposta risulta ancora una volta estremamente eloquente. “Sono un disastro” spiega, equivalente a “7 miliardi di interessi aggiuntivi che l’Olanda dovrebbe pagare ogni anno”. Appunto.

Gira e rigira, insomma, siamo sempre alla vecchia storia dell’Europa a due velocità, anzi, a due mentalità. Gli italiani e i greci che sprecano, olandesi e tedeschi che pagano per tutti. Fossimo ancora all’alba della crisi il ragionamento funzionerebbe anche. Peccato però che la vecchia strategia del 2010 – prestiti contenuti in cambio di mega austerity – si sia rivelata del tutto fallimentare. I “virtuosi” del Continente lo sanno perfettamente, ma forse ciò che manca loro è la reale consapevolezza delle conseguenze della frantumazione. Prendiamo il caso di Atene. 15 giorni fa, ha ricordato il settimanale tedesco Der Spiegel, gli esperti del Ministero delle finanze di Berlino hanno provato a delineare lo scenario di una sganciamento greco. Nel lungo periodo, si sostiene, l’eurozona potrebbe trarre dei benefici ma i suoi componenti più vulnerabili (Italia e Spagna in testa) si troverebbero a fronteggiare rinnovate difficoltà. Per questo, concludono gli analisti, l’ammontare del fondo salva Stati dovrebbe espandersi almeno fino a 1000 miliardi per poter proteggere efficacemente gli anelli deboli della catena. Un obiettivo non facile se è vero che i costi di finanziamento sostenuti da quest’ultimo sono aumentati a dismisura nel corso degli ultimi 10 mesi (si veda lo spread tra i bond Efsf e il quinquennale tedesco) e la sfiducia degli operatori stranieri continua a calare producendo, come ovvio, una sempre più precipitosa fuga dei capitali. Da inizio luglio a fine settembre, evidenzia Il Sole 24 Ore, l’Italia ha perso in questo modo oltre 43 miliardi di euro.

Anche per questo, oggi, si parla sempre più insistentemente di un coinvolgimento del Fondo monetario internazionale capace di mettere in campo parte delle sue riserve di emergenza. In caso di estrema necessità, è emerso ieri, il Fondo potrebbe addirittura concedere un maxi prestito compreso tra 400 e 600 miliardi all’Italia chiedendo però un interesse del 4-5%. Il guaio, nota qualcuno, è che un simile intervento rischierebbe di essere impraticabile in un Paese impossibilitato a svalutare la propria moneta per alleggerire il proprio debito e rilanciare la competitività sul fronte commerciale.

Il possibile intervento del Fmi, quindi, rappresenta una minaccia implicita alla futura permanenza dell’Italia nel club dell’euro. Per ora siamo ancora alle possibilità remote, ma ciò non toglie che l’ipotesi faccia paura. Il motivo? Semplice, l’impossibilità, di fatto, di tornare indietro senza conseguenze. Un eventuale ritorno alla valuta nazionale si scontrerebbe infatti con il mantenimento di un debito pubblico che resterebbe denominato in euro. In pratica, dunque, l’Italia potrebbe trovarsi con una moneta fortemente svalutata ma anche con una pendenza verso i creditori che, invece di alleggerirsi, finirebbe al contrario per aumentare in rapporto al Pil. Nel lontano 2005, quando la crisi non aveva ancora bussato alla porta, l’Economist ipotizzò che un’uscita dall’euro da parte di Italia e Grecia avrebbe implicato una svalutazione del 27% sulla “nuova” lira e del 49% sulla rientrante dracma. Il valore dei debiti nazionali sarebbe salito rispettivamente dal 108% al 138% del prodotto nazionale per l’Italia e dal 107 al 161% per la Grecia. Cifre che oggi andrebbero ovviamente aggiornate al rialzo. Quel che è certo è che un abbandono della valuta si tradurrebbe in una clamorosa bordata inflazionistica accompagnata da un crescente difficoltà di accesso ai mercati da parte del sistema bancario locale con conseguente ondata di fallimenti degli istituti e delle imprese rimaste senza credito. Un disastro senza eguali, insomma, che l’Europa è chiamata ad evitare a tutti i costi.


www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/28/debito-inflazione-fallimenti-ecco-perche-l%E2%80%99europa-deve-proteggere-l%E2%80%99euro...

(Miss Piggy)
00venerdì 2 dicembre 2011 12:37
Mi vien da rispondere come Signorini "Beh, vabbè!!!"
Personalmente non sono ottimista neanche un pò [SM=g27825] .
Daniela(75)
00martedì 6 dicembre 2011 22:23
Meglio soffrire una volta sola secondo me. L'UE ci trascinerà nel baratro. Arrivati a saldare il debito, se mai ci arriveremo, inizierà a ricrearsi. E' un cancro maligno e non capisco perchè dovremmo continuare a mantenere il grande Monopoli dei magnaccia, il loro gioco di alta finanza le cui regole ci sono inaccessibili. Giocano a quello perchè sono incapaci di risolvere problemi reali che dovrebbero essere loro più vicini essendo quelli del Paese. Hanno l'ingiustizia nell'anima e il Capitalismo nel cervello, che è la rovina dei popoli. La "democrazia" occidentale è una farsa, l'Euro una delle espressioni più forti del suo fallimento, specialmente a livello umano. Si governa anche con il cuore, non solo con la mente. Delle lacrime della Fornero non me ne frega niente, non è questo che intendo con "governare anche con il cuore". Certi teatrini mi fanno schifo.
paolainlove
00martedì 6 dicembre 2011 23:17
segnalo un blog molto ma molto interessante, quello di Paolo Barnard.

www.paolobarnard.info/home.php

ci sono parecchi post in cui parla della situazione economica, e da quel che ho letto c'è poco da stare allegri.
Quel che apprezzo, di questo giornalista, e che prima di scrivere pensa e soprattutto studia. E infatti uno dei suoi modelli è Noam Chomsky, una testolina niente male.
Poi, ovviamente, neanche lui è il Vangelo, non ha la verità in tasca etc etc, ma secondo me dice parecchie cose interessanti.
Daniela(75)
00martedì 6 dicembre 2011 23:36
Lo penso anch'io.
rossijack
00mercoledì 7 dicembre 2011 17:26
Secondo me la manovra serve a dare una boccata d'ossigeno temporanea e a tamponare la situazione,non serve ad evitare la recessione!Le tasche sono sempre quelle e dai oggi,dai domani,non resta nulla per il superfluo,quindi riduzione di spese,quindi poca vendita,quindi commercio e aziende in crisi,lavoratori licenziati....
l'altro giorno ho dovuto fermare il pensiero,la situazione che mi si parava davanti era tremenda!
Se non cambia il sistema finanziario in generale , se non si agisce sui profitti delle lobby,se non si ristruttura il mercato del lavoro saremo sempre allo stesso punto! [SM=x47926]
ladythriller
00mercoledì 7 dicembre 2011 17:40
Con la scusa della crisi vogliono impoverirci e aumentare il divario tra poveri e ricchi. Le tv fanno i servizi per strada e montano solo le risposte di gente che è d'accordo con questi provvedimenti.
Si riducessero i parlamentari la pensione a 900 euro al mese e allora sì potremo saldare il debito.
Meglio che Monti non si faccia vedere dalle mie parti, và!
rossijack
00giovedì 8 dicembre 2011 21:50
Re:
rossijack, 07/12/2011 17.26:

Secondo me la manovra serve a dare una boccata d'ossigeno temporanea e a tamponare la situazione,non serve ad evitare la recessione!Le tasche sono sempre quelle e dai oggi,dai domani,non resta nulla per il superfluo,quindi riduzione di spese,quindi poca vendita,quindi commercio e aziende in crisi,lavoratori licenziati....
l'altro giorno ho dovuto fermare il pensiero,la situazione che mi si parava davanti era tremenda!
Se non cambia il sistema finanziario in generale , se non si agisce sui profitti delle lobby,se non si ristruttura il mercato del lavoro saremo sempre allo stesso punto! [SM=x47926]






Mi autoquoto,quello che ho esposto,i miei dubbi sull'efficacia della manovra sono gli stessi che in questo momento stanno esponendo politici e gente comune invitati al programma di Santoro e questo e' l'argomento della puntata...


Pierp1
00venerdì 9 dicembre 2011 14:00
Re:
paolainlove, 06/12/2011 23.17:

segnalo un blog molto ma molto interessante, quello di Paolo Barnard.

www.paolobarnard.info/home.php

ci sono parecchi post in cui parla della situazione economica, e da quel che ho letto c'è poco da stare allegri.
Quel che apprezzo, di questo giornalista, e che prima di scrivere pensa e soprattutto studia. E infatti uno dei suoi modelli è Noam Chomsky, una testolina niente male.
Poi, ovviamente, neanche lui è il Vangelo, non ha la verità in tasca etc etc, ma secondo me dice parecchie cose interessanti.



Stavo per postare io il link.

Hai fatto benissimo!

Ho letto attentamente tutto il saggio "Il più GRANDE CRIMINE" che ha scritto in cui descrive in maniera abbastanza semplice il modo in cui si è arrivati all'attuale situazione.

E' assolutamente da leggere, molto illuminante!!!

Su youtube ci sono in alternativa anche i video , sempre con lo stesso titolo.


Daniela(75)
00martedì 13 dicembre 2011 15:55
Ridere per non piangere...

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