Moloch e i suoi fratelli
Discussione ricchissima di spunti, questa. E di imprese di tutto rispetto che coinvolgono ciclisti stagionati, giovani e giovanissimi (bravo Flavio!).
Ormai sono contagiato dal virus della Val Trebbia e ancor più della Val d'Aveto, sono diventato portatore insano dello stesso, e sono soggetto a crisi sempre più acute del morbo.
Per cui, domenica 11 settembre, eccomi impegnato in una mia personale variazione sul primo giro descritto da Pedra.
Partenza da Borgonovo Val Tidone, su per la valle e a Pianello a sx per il Passo della Caldarola. Segnalo che la carreggiata ha ceduto in tre punti, si passa lo stesso ma attenzione! Dopo la facile discesa verso la Val Trebbia, via per Bobbio e qui a dx per la variante di Rossarola, che presenta alcuni km iniziali parecchio duri. Certo, potevate avvertire che ci sono quasi 500 m. di dislivello... altro che variante, questa è diventata direttamente la seconda asperità di giornata.
Qui la Val Trebbia dalla strada di Rossarola
Segue, dopo la chiesa diroccata fotografata da CaSe63, una piacevole discesa verso Lago e Corte Brugnatella.
Infilata la Val d'Aveto, raggiungo Salsominore dove mangio i panini sulla piazza mentre studio il tabellone con la mappa della zona.
Constatato che da lì si può salire al Mercatello, torno indietro per poche centinaia di metri ed attacco la salita di Casale e Brugneto, che è appunto uno dei versanti del Mercatello. Il più duro, guarda caso. Se non sei sopra il 10% sei poco sotto, e questo per parecchi km. E, dato che il Moloch di Lisore è proprio lì di fronte, dall’altra parte della valle, mi convinco che questo deve essere un suo fratello minore. La strada ha in compenso l’asfalto appena rifatto e perfetto, se si esclude un tornante malamente sterrato verso i 700 m. di quota. Per fortuna la pendenza va scemando negli ultimi km.
Dopo alcuni km di discesa, prendo a sinistra per Solaro. Sono totalmente ignaro di quello che mi aspetta. La strada inizia tranquilla e sorniona come certi gatti che poi quando meno te l’aspetti ti graffiano di brutto.
Infatti , appena entrato in paese mi ritrovo ad arrancare per pendenze disumane, che si ripresentano a tratti, su fino ai 1195 m. del Passo di Monte Albareto. Un altro parente del nostro Moloch, indubbiamente.
Il cielo è parzialmente nuvoloso e non fa molto caldo, comunque non smetto di bere rifornendomi a tutte le fontane (frequenti) che incontro.
Una caratteristica di questa zona è la mancanza totale di indicazioni stradali. Mareto, per dire, non ha un cartello che indichi il nome del paese. A molti bivii si incontrano segnali improvvisati da qualcuno del posto, che indicano le frazioni più improbabili ma che non sono di alcun aiuto per capire in che direzione stiamo prendendo.
Chiedendo a un Maretino (Maretese? Maretano?) trovo comunque la strada giusta senza fiondarmi a valle come aveva fatto Pedra prima di me (e come stavo per fare anch’io!). La direzione è Campagna – Pianadelle – Pradovera. E, tanto per cambiare, in salita. Obiettivo il Passo di Santa Barbara, il famoso Angelone con i suoi 1151 m., dove arrivo sinceramente provato.
Dopo il passo ci si trova in un ambiente molto particolare, una pineta che riempie l’aria di tutti i suoi effluvi balsamici, che cresce in una landa rocciosa, ingombra di macigni dalle forme tormentate e sormontata da pareti spoglie e corrose.
Avendola già fatta abbastanza lunga, non vi racconterò della discesa verso Bobbio per la linea di massima pendenza (asfalto da dimenticare) che sfocia direttamente sul ponte romano.
Il menu prevedeva ancora parecchi km di pianura, che purtroppo si rivelano molti più di quanto pensassi.
Ripensando a questo giro è come se avessi consumato un pranzo di 6 portate, senza potermele gustare tutte con calma. Ho già voglia di ritornare, magari per percorrere il giro al contrario.
Totale 171 km e 2883 m. di disl.