La prova del miele - Salwa Al-Neimi

altrodase
00domenica 19 aprile 2009 22:30
Salwa al-Neimi rivendica l'appartenenza a una tradizione che ha sempre esaltato il sesso
E la giovane araba scopre l'eros
Vietato in quasi tutto il mondo islamico, «La prova del miele» è già un caso
di Cecilia Zecchinelli

"Ogni desiderio che l'uomo asseconda gli indurisce il cuore, eccezion fatta per l'atto sessuale. Ecco, io citengo a manteenrmi ilcuore tenero"

come inizia il libro...clicca qui


DEI MARITI DI PIACERE E DI TESTI EROTICI

C'è chi porta con sé il ricordo degli animi. Io porto con me il ricordo dei corpi. Non conosco la mia anima né quella degli altri. Conosco il mio corpo, conosco i loro corpi. E mi basta.
Me li faccio tornare in mente e ritrovo le storie che ho vissuto. Esseri di passaggio in un corpo di passaggio. Non sono stati niente più di questo, per me. Patti chiari, orizzonti limitati fin dall'inizio. E allora?
Li ho usati? Ne ho fatto degli oggetti erotici? E perché no?
Amanti?
Una parola grossa. Non riuscirei mai a usarla, nemmeno tra me e me. L'unico a pronunciarla è stato il Pensatore. L'ha fatto una volta, e mi è venuto un colpo.
Amante? Io non ho Amanti. Bisognava trovare un'altra parola. Non mi sono affannata per cercarla. Quel giorno, mentre gli parlavo di un'amica che lo aveva incrociato a una festa, il Pensatore mi ha chiesto, serafico: "Ma lei lo sa che sono l'amante della sua amica?". La nostra storia era il mio segreto, la domanda non mi ha turbata. Ma la parola sì. "Amante."
Era il mio amante, il Pensatore? L'idea non mi aveva mai nemmeno sfiorata.
Potevo essere l'amante di un uomo, quando l'unica cosa che volevo da lui era che mi tenesse abbracciata dietro una porta chiusa a chiave? Potevo essere l'amante di un uomo dal quale non volevo altro che quelle ore rubate?
Non sono riuscita ad andare più in là con i miei ragionamenti perché il Pensatore, come accadeva ogni volta, mi ha detto: "Mi è venuto un pensiero", e si è avvicinato al letto. Mi sono messa a pancia in giù, appoggiata sui gomiti, e ho inarcato la schiena. Lui è dietro di me, non lo vedo. Deciso, percorre con le mani i contorni del mio corpo dalle spalle alle cosce, si ferma sulle natiche. Mi stringe a sé e io gli aderisco contro per riempirmi di lui il più possibile. Affondo il viso nel cuscino per soffocare i gemiti di piacere che accompagnano i nostri movimenti e le nostre parole. So che più osceno è l'amplesso, più intenso è il piacere, ma cerco di reprimere persino i miei sospiri.
Mi stringe a sé. Questa è la posizione che mi piace di più, e che piace di più anche a lui. Stretti in questa posizione, i nostri sguardi si incrociano anche se non siamo uno di fronte all'altra. L'importante è che ci sia il punto di incontro. Soffoco la voglia di gridare, dimentico amiche, ragionamenti ed esegesi. Davanti alla perfezione della pratica, la teoria scompare.
Amanti?
Il Pensatore aveva sicuramente le sue ragioni per usare questo termine. È proprio un peccato che io venga da un altro pianeta linguistico, quello della lingua delle donne, che mi devo inventare. Di solito mi affido ai dizionari, ma non sempre mi soddisfano. Hanno il loro linguaggio, le loro definizioni, ma io credo che il termine "amante" significhi troppe cose per adattarsi a tutti gli uomini che ho conosciuto. Troppe cose anche per il Pensatore?
Amanti?


***
RECENSIONE

PARIGI — «Come posso gridare al mondo la mia passione per Georges Bataille, Henry Miller, il marchese de Sade, Casanova e il Kama Sutra e non nominare nemmeno Al Suyuti e Al Nafzawi?», si chiede la narratrice senza nome e senza pudori in La prova del miele (tradotto da Francesca Prevedello per Feltrinelli). «Perché tanta sorpresa in Occidente per un libro erotico in arabo, se non per il solito falso cliché che ci vede tutti nemici del sesso, le nostre donne vittime e oppresse? », ci chiede Salwa al-Neimi, autrice dell'opera diventata ormai caso letterario e campione di vendite (anche) nel mondo arabo.

Nel cortile del prestigioso Institut du Monde Arabe di Parigi, dove lavora da anni dopo un passato da giornalista letteraria, Salwa ci parla di Al Suyuti e Al Nafzawi, di Al Tigani e Unsi Al Hajj. Ovvero dei grandi autori classici che secoli fa all'eros dedicarono studi e trattati, ne derivarono gloria e ammirazione. E molti di loro, ricorda, erano sheikh religiosi, credenti e pii. «Perché nel mondo arabo-islamico il sesso non è mai stato peccato, anzi il nostro è l'unico popolo, io credo, per cui l'eros è una grazia di cui essere riconoscenti a Dio». Al punto che «tra gli effetti positivi del coito, dicevano i classici, c'è l'anticipazione del paradiso».

È tutta nel solco della (ri)scoperta dell'eredità erotica araba la prima opera in prosa («non è un romanzo, piuttosto un testo libero») della Neimi. Una sorta di diario- confessione di una giovane araba («non ha problemi di identità anche se vive in Francia, è libera») che nel sesso scopre davvero il suo paradiso. Leggiamo dal libro: «A importarmi è solo il desiderio, il mio prezioso desiderio». «Non ho altri modelli che me stessa. Non sono in cerca di una fatwa che mi dia il permesso di concedermi ai miei uomini». E ancora: «Chi desidera il mio corpo mi ama, chi ama il mio corpo mi desidera. È il solo amore che conosco, il resto è letteratura ». «Se il mistico Al Juneid scriveva "Ho fame di coito come ho fame di cibo", io dico "Ho sete di acqua, di sperma, e parole"».

Nelle centodue pagine della Prova del miele avvenimenti ce ne sono ben pochi: aneddoti, citazioni e molte riflessioni piuttosto, divisi in capitoletti dedicati come nei testi antichi ciascuno a un tema (l'hammam, la dissimulazione) o a una storia intrecciata a quella della protagonista (la massaggiatrice, il sesso arabo nella City). Ma nemmeno i personaggi (gli «amanti» dai nomi un po' pretenziosi, come il Viaggiatore o il Lontano) hanno personalità delineate e chiare. Ad eccezione del più desiderato e forse perfino amato, il Pensatore, che risveglia nella narratrice la vera passione (il miele), e con lei condivide l'amore, ancora una volta, per i classici e per la lingua araba. «Più di qualsiasi altra la lingua del sesso », che anche in traduzione a volte resiste. Come nella discussione tra lei e il Pensatore su che termine in arabo classico sia più adatto per descrivere la sodomia femminile (la narratrice finirà per inventarlo).

Non che sia tutto così facile, in realtà. La visione dell'Occidente di un mondo islamico sessuofobo oggi è più vera che in passato; moltissimi arabi non conoscono e nemmeno immaginano quei famosi trattati d'amore carnale compilati per giunta da uomini di fede; l'idea che una donna possa scriver di sesso per molti è uno scandalo. E La prova del miele, uscito a Beirut nel gennaio 2007 con la scritta «vietato ai minori» (e lì apprezzato perfino da Al Akhabr, quotidiano del Hezbollah) è stato infatti proibito quasi ovunque nel mondo arabo, esclusi solo il Maghreb e Dubai. «Perfino in Egitto e nella laica Siria, la mia patria, il libro è bandito, anche se per strada lo vendono di nascosto e con Internet arriva ovunque. E ho ricevuto minacce, insulti», dice la Neimi. Censura e attacchi, uniti all'etichetta «il primo libro erotico scritto in arabo da una donna» (record controverso ma in sostanza vero) che hanno però aiutato molto il libro in Occidente.

Alla Fiera di Francoforte già 17 Paesi (dal Giappone alla Turchia) lo hanno comprato, in alcuni casi con aste e prezzi assai alti. «Pensare che nei cinque libri di poesie che ho pubblicato in passato l'erotismo era altrettanto presente, ma nessuno li ha mai trovati interessanti », sospira la Neimi.
A sentire lei il successo del Miele sta quindi, soprattutto, «nella lingua facile, moderna, diretta che riesce a parlare anche ai giovani ». Vero forse per la versione originale, in arabo. Mentre è difficile credere che in Occidente non abbia pesato e non pesi quel mix di censura-erotismo-orientalismo che volutamente l'accompagna: l'edizione italiana lo presenta come «le confessioni impertinenti di una Sheherazade contemporanea », cliché che le scrittrici arabe affermate rifiutano da tempo e con forza.

Ma comunque sia, ben venga il Miele di Salwa. Per sfatare qualcuno dei tanti falsi miti dell'Occidente sul mondo arabo. Per ricordare a quest'ultimo un passato più libero e in fondo più gioioso. Per chiedersi (siamo umani e curiosi) se questa non sia un'autobiografia. Domanda a cui l'autrice risponde, sorridendo: «Magari».
Il diario-confessione
Dice la protagonista: «A importarmi è solo il desiderio, il mio prezioso desiderio»


***

fonte web

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 17:59.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com