La voce del giro: Adriano Dezan
Adriano è scomparso non molti anni fa, quindi penso che ciascuno di voi, abbia avuto modo, almeno una volta di sentire, anche solo per caso una sua telecronaca.
Lui era un giornalista televisivo, anzi forse era l'unico giornalista televisivo accreditato a seguire i grandi eventi del ciclismo. Quando si accendeva la televisore, anche senza guardare le immagini, si capiva immediatamente, sentendo la sua voce che c'era in corso una corsa ciclistica. Era inconfondibile: sempre dotata di una sana dose di entusiasmo che rendeva tutto più bello.
Chi ha avuto la fortuna di vederlo dal vivo come me ha avuto una sorpresa! Dietro a quella voce particolare c'era un omino piccolo, pieno di capelli bianchi e il viso perennemente abbronzato: durante le telecronache raramente si faceva vedere a figura intera, e vedendolo dal vivo era facile capire perché
!
Un'altra sua caratteristica che lo rendeva unico (e anche in passato, quando il ciclismo era molto popolare, anche parodiato) era la sua continua "distrazione" durante le interviste agli atleti. A parziale scusante c'era la ricerca spasmodica di un atleta da intervistare. I corridori da portare in video non erano mai abbastanza, se si voleva rendere la trasmissione interessante e così finiva che, mentre intervistava il secondo classificato, alla vista del primo passare poco lontano, si sporgeva dal palco e si metteva ad urlargli (rigorosamente in diretta) di andare da lui.
A me piaceva molto perché conosceva veramente TUTTI i ciclisti, passati e presenti (forse qualche lacuna tra i neoprof... ma chi non ne ha? Comunque si rifaceva molto presto... a stagione iniziata sapeva sempre descrivere chi aveva davanti)
Molte volte succedeva che gli addetti alla regia sbagliassero le date di nascita dei concorrenti (è facile a volte invertire un sei con un nove e l'atleta, automaticamente, si ritrova con 3 anni in più o in meno) però lui, occhio di lince, si accorgeva subito delle magagne e faceva cambiare immediatamente i cartelli.
E poi conosceva un sacco di aneddoti, divertenti e non.
Insomma con lui non solo era avvincente la gara, ma trovava sempre qualcosa di interessante in molti dei partecipanti.
Molte volte le sue telecronache erano accompagnate da un "esperto" di solito (come accade anche ora) un ex ciclista, incaricato di solito a fornire spiegazioni tecniche su quanto accade in corsa.
L'unica volta che non ho apprezzato è stato quando c'era Saronni assieme a lui. (Ancora adesso mi sta un po' sulle scatole per quanto ha detto e ha fatto in quel Giro d'Italia in cui è stato chiamato come commentatore sportivo)
Ricordo bene che non erano passati molti anni da quando Moser e Saronni avevano appeso le bici al chiodo e i giornalisti e i tifosi erano alla ricerca di un'altra coppia che potesse appassionare e tenere gli occhi incollati al video.
Gli "esperti" avevano voluto intravvedere nella coppia Bugno/Fondriest l'eredità dei due grandi ex campioni.
Bugno era professionista da qualche anno. Aveva vinto però... c'era sempre un però... sembrava che gli mancasse sempre una marcia in più... sembrava che avesse paura di vincere, paura di essere al centro dell'attenzione.
Fondriest invece era al primo anno di professionismo e si presentava con ottime credenziali: da dilettante aveva vinto tantissimo, quasi tutto quello che aveva potuto vincere... considerato che non era facile in quegli anni primeggiare tra i dilettanti, con lo strapotere degli atleti dell'est, in cui il professionismo era inesistente, gareggiavano praticamente fino ai quarant'anni.
Credo che questi due "pischelli" abbiano dato fastidio (in quell'anno parlo) all'altezzoso Saronni: uno che dichiarava che il secondo è il primo dei fessi, non può che essere un altezzoso, secondo il mio modesto punto di vista.
In particolare doveva avergli dato fastidio il paragone con Fondriest: ricordo che in quel lontano Giro d'Italia non gliene perdonò una, nemmeno le attenuanti fornite da Dazan, sempre imparziale in queste situazioni, servirono a calmarlo.
(Dopo quelle considerazioni furono proprio dei fuochi di paglia, infatti l'anno dopo lo ingaggiò proprio nella sua squadra, la Colnaghi)
Ma tornando al nostro buon vecchio Dezan, credo che lui abbia veramente avuto il merito di farmi amare questo bellissimo sport, come pochi hanno saputo fare.