Suoni, sapori e ricordi legati al Giro d'Italia

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
ELIPIOVEX
00domenica 7 maggio 2006 15:49
In questi giorni si parla di ciclismo un po' d'appertutto, grazie a al Giro d'Italia (ieri mattina mi ha fatto sorridere una trasmissione dove intervistavano dei ciclisti in erba che facevano sprint con Moser) e anch'io vorrei parlarvi del ciclismo.
A modo mio, come sempre, tralasciando statistiche, classifiche o descrizioni di tappe.
Invece volevo parlarvi di aneddoti, più o meno pubblici e di impressioni del ciclismo passato e (forse un po' meno) di quello presente.
Volevo cominciare con un grande del Ciclismo (che però non ha mai corso in bicicletta) Adriano Dezan...
ELIPIOVEX
00domenica 7 maggio 2006 16:11
La voce del giro: Adriano Dezan
Adriano è scomparso non molti anni fa, quindi penso che ciascuno di voi, abbia avuto modo, almeno una volta di sentire, anche solo per caso una sua telecronaca.
Lui era un giornalista televisivo, anzi forse era l'unico giornalista televisivo accreditato a seguire i grandi eventi del ciclismo. Quando si accendeva la televisore, anche senza guardare le immagini, si capiva immediatamente, sentendo la sua voce che c'era in corso una corsa ciclistica. Era inconfondibile: sempre dotata di una sana dose di entusiasmo che rendeva tutto più bello.
Chi ha avuto la fortuna di vederlo dal vivo come me ha avuto una sorpresa! Dietro a quella voce particolare c'era un omino piccolo, pieno di capelli bianchi e il viso perennemente abbronzato: durante le telecronache raramente si faceva vedere a figura intera, e vedendolo dal vivo era facile capire perché [SM=x988239] !
Un'altra sua caratteristica che lo rendeva unico (e anche in passato, quando il ciclismo era molto popolare, anche parodiato) era la sua continua "distrazione" durante le interviste agli atleti. A parziale scusante c'era la ricerca spasmodica di un atleta da intervistare. I corridori da portare in video non erano mai abbastanza, se si voleva rendere la trasmissione interessante e così finiva che, mentre intervistava il secondo classificato, alla vista del primo passare poco lontano, si sporgeva dal palco e si metteva ad urlargli (rigorosamente in diretta) di andare da lui.
A me piaceva molto perché conosceva veramente TUTTI i ciclisti, passati e presenti (forse qualche lacuna tra i neoprof... ma chi non ne ha? Comunque si rifaceva molto presto... a stagione iniziata sapeva sempre descrivere chi aveva davanti)
Molte volte succedeva che gli addetti alla regia sbagliassero le date di nascita dei concorrenti (è facile a volte invertire un sei con un nove e l'atleta, automaticamente, si ritrova con 3 anni in più o in meno) però lui, occhio di lince, si accorgeva subito delle magagne e faceva cambiare immediatamente i cartelli.
E poi conosceva un sacco di aneddoti, divertenti e non.
Insomma con lui non solo era avvincente la gara, ma trovava sempre qualcosa di interessante in molti dei partecipanti.
Molte volte le sue telecronache erano accompagnate da un "esperto" di solito (come accade anche ora) un ex ciclista, incaricato di solito a fornire spiegazioni tecniche su quanto accade in corsa.
L'unica volta che non ho apprezzato è stato quando c'era Saronni assieme a lui. (Ancora adesso mi sta un po' sulle scatole per quanto ha detto e ha fatto in quel Giro d'Italia in cui è stato chiamato come commentatore sportivo)
Ricordo bene che non erano passati molti anni da quando Moser e Saronni avevano appeso le bici al chiodo e i giornalisti e i tifosi erano alla ricerca di un'altra coppia che potesse appassionare e tenere gli occhi incollati al video.
Gli "esperti" avevano voluto intravvedere nella coppia Bugno/Fondriest l'eredità dei due grandi ex campioni.
Bugno era professionista da qualche anno. Aveva vinto però... c'era sempre un però... sembrava che gli mancasse sempre una marcia in più... sembrava che avesse paura di vincere, paura di essere al centro dell'attenzione.
Fondriest invece era al primo anno di professionismo e si presentava con ottime credenziali: da dilettante aveva vinto tantissimo, quasi tutto quello che aveva potuto vincere... considerato che non era facile in quegli anni primeggiare tra i dilettanti, con lo strapotere degli atleti dell'est, in cui il professionismo era inesistente, gareggiavano praticamente fino ai quarant'anni.
Credo che questi due "pischelli" abbiano dato fastidio (in quell'anno parlo) all'altezzoso Saronni: uno che dichiarava che il secondo è il primo dei fessi, non può che essere un altezzoso, secondo il mio modesto punto di vista.
In particolare doveva avergli dato fastidio il paragone con Fondriest: ricordo che in quel lontano Giro d'Italia non gliene perdonò una, nemmeno le attenuanti fornite da Dazan, sempre imparziale in queste situazioni, servirono a calmarlo.
(Dopo quelle considerazioni furono proprio dei fuochi di paglia, infatti l'anno dopo lo ingaggiò proprio nella sua squadra, la Colnaghi)
Ma tornando al nostro buon vecchio Dezan, credo che lui abbia veramente avuto il merito di farmi amare questo bellissimo sport, come pochi hanno saputo fare.
ELIPIOVEX
00mercoledì 10 maggio 2006 15:58
Sono contento di essere arrivato uno


Credo che qualsiasi atleta aspiri a diventare noto o famoso grazie a un risultato sportivo. Per Dino Zandegù la storia non è stata clemente perché viene ricordato soprattutto per le sue performances del dopo corsa piuttosto che per le sue vittorie.
In effetti qualcuno sostiene che lui non abbia vinto più di tanto a causa delle sue continue "distrazioni" sia in corsa che fuori (non ha mai negato di amare il buon vino, e anche dopo, come direttore sportivo consigliava sempre ai suoi corridori di bere un bicchierino a cena dopo la tappa).
Due furono gli episodi divertenti della sua carriera: durante il Giro delle Fiandre del '67 lasciò con un palmo di naso Merckx e Gimondi e li battè al traguardo, in una volata al cardiopalmo.
Davanti ai microfoni intonò O' sole mio... alla faccia di chi lo credeva esausto e da allora fu soprannominato il "Cantante"
L'altro momento divertente (ce ne sono stati tanti, anche durante la sua carriera di direttore sportivo non risparmiava mai le frecciate e le battutine) è stata la famosa frase (purtroppo non sono riuscita a risalire a quale vittoria sia riferita)
"Sono contento di essere arrivato uno"
Frase che per decenni ha alimentato la credenza che i ciclisti sono solo degli emeriti ignoranti.

A compensazione di quella frase infelice, a parziale giustizia, vi parlo allora del "professore"



Laurent Fignon
il suo soprannome, dice l'enciclopedia del ciclismo deriva dal fatto che correva con gli occhialini. In realtà era uno dei pochi del gruppo laureato e negli ultimi anni, prima del ritiro avvenuto nel 1993, era anche il rappresentante sindacale dei ciclisti professionisti.
Una curiosità personale legata a questo corridore: nel 1984 per un soffio perde il Giro d'Italia (vinto da Moser all'ultima tappa). Proprio in quest'ultima tappa, la cronometro individuale di Verona, paparino mio era giudice in macchina al seguito di Fignon ed arrivò esattamente pochi minuti prima dell'arrivo dell'esultante Moser... così potè assistere all'impresa a pochi passi da lui...
ELIPIOVEX
00martedì 16 maggio 2006 16:32
Quando il fotofinish fa le bizze...
Immaginatevi 200 corridori o più un gruppone compatto che sta per tagliare il traguardo a 70 all'ora, i corridori sono all'ultimo chilometro e le squadre più forti stanno lanciando il treno per portare il più forte in testa al gruppo.
Cosa succede all'arrivo?
Di solito sul palco, oltre allo speaker e al telecronista (se c'è anche la televisione) c'è anche un angolino riservato al giudice d'arrivo e all'addetto del fotofinish.
Di solito, anche, il giudice d'arrivo attende con ansia l'arrivo del tecnico: lo fa sistemare con calma, cerca di metterlo a suo agio, fa fare delle prove prima dell'arrivo dei corridori, magari al passaggio di qualche vettura accreditata.
Se la prova va a buon fine il pover'uomo tira un sospiro di sollievo: l'ordine d'arrivo sarà comunque pubblicato, indipendentemente dal fatto che abbia visto i corridori o meno.
Il fotofinish è legge nessuno può contestarlo (salvo qualche fotogramma dove si sovrappongono dei numeri e in questa evenienza i connotati fisici degli atleti possono aiutare).
A volte, però, quelle malaugurate volte, il meccanismo si inceppa... il fotofinish non funziona e allora?
Allora è quasi caos.
Il povero giudice d'arrivo sa di non potercela fare con le sue forze: anche il migliore, il più veloce riesce a catturare 5/6 numeri nella sequenza giusta senza sbagliare. E gli altri?
Un ordine d'arrivo è fatto da 10 posizioni, mentre in particolari gare, come il Giro d'Italia che è a tappe, è necessario registrare la posizione di TUTTI.
E come si fa?
Di solito inizia la giostra della ricerca di aiuto.
Sul palco viene chiamato chiunque (anche se di preferenza colleghi, ex colleghi o compagni di colleghi, più avvezzi a queste cose) e ognuno ha un cartellino dove deve indicare due sole posizioni: infatti, per l'occhio è molto più facile concentrare lo sguardo per un solo o al massimo due numeri piuttosto che sulla totalità del gruppo.
Molte volte questo stratagemma non riesce: il registratore si rompe, i collaboratori fanno confusione con le posizioni, è comunque un attimo... il tempo che tu dici UNO sono passati dieci corridori e il numero che dovevi prendere è già passato da un pezzo.
Al più, figuraccia delle figuracce per la giuria, viene pubblicato un elenco d'arrivo con primo classificato (forse secondo e terzo) e poi TUTTI A PARIMERITO...
Credetemi, non è bello in quei momenti! [SM=x988200]
(Rosy)
00sabato 20 maggio 2006 21:55
La maglia nera
La maglia nera era la maglia che contraddistingueva l'ultimo della classifica del Giro d'Italia, in realtà non esisteva una maglia di quel colore da indossare, così come la maglia rosa o la maglia verde ma era una maglia virtuale inventata dai giornalisiti.
C'erano corridori che cercavano sistematicamente di vincerla, il più famoso di essi fu Luigi Malabrocca classe 1920, per il quale la dizione fu inventata.



Malabrocca con metodo ed impegno cercava di non uscire fuori tempo massimo, calcolando con il solo aiuto dell'orologio distacci e tempi. Il suo nome era famoso quanto Coppi e Bartali con i quali correva, fu ultimo nel 1946 e nel 1947, nel 1949 fu "battuto" da tale Sante Carollo che però l'anno successivo si ritirò dal ciclismo.
Malabrocca che, nonostante il nome, brocco non era, passò al ciclocross nel quale nel 1951 e nel 1953 divenne campione italiano.
(Rosy)
00domenica 21 maggio 2006 08:40
RE LEONE
Dopo "il professore" uno che di studioso aveva molto poco:


Mario Cipollini
Specialità: volare




Mario Cipollini, soprannominato dai tifosi Re Leone oppure SuperMario, è stato il principe degli sprinter italiani in fatto di ciclismo. Nato il 22 marzo del 1967 a Lucca, a cominciato a sudare sul sellino della bici fin da bambino, non ritraendosi mai neanche di fronte ad enormi sacrifici (non dimentichiamo infatti che ogni ciclista che vuol degnamente definirsi tale deve fare un tot di chilometri al giorno, attività che assorbe molte energie e soprattutto moltissimo tempo).

I frutti di questi sforzi saranno fortunatamente premiati con la straordinaria carriera che lo ha visto protagonista. Professionista dal 1989, Mario Cipollini ha subito saputo trovar spazio fra i campioni più affermati in virtù delle sue rocambolesche e spettacolari vittorie in volata sui traguardi più attesi.

E' proprio questa la sua specialità, la volata. Cipollini è stato capace di pedalare in "souplesse" per centinaia di chilometri (magari rimanendo anche un po' indietro nei tratti in salita), per poi riscattarsi con fulminee accelerazioni che il più delle volte lasciavano letteralmente al palo i suoi avversari.

E non di rado è stato possibile osservare le tipiche fotografie di vittorie del ciclista toscano, intento a girarsi proprio sulla linea del traguardo per apprezzare la distanza guadagnata fra lui e gli altri corridori.

Cipollini fino al 2002 ha inanellato ben 115 vittorie (in particolare con il team "Acqua&Sapone" "Cantina Tollo" e "RDZ"), di cui otto si segnalano in modo particolare: la tappa al Giro del Mediterraneo, la tappa di San Benedetto del Tronto alla Tirreno Adriatico, la Milano San Remo, la Gand-Wevelgem e le tappe di Munster, Esch-surAlzette, Caserta e Conegliano dell'85° Giro d'Italia.

Dopo aver annunciato il suo ritiro dallo sport, nell'ottobre del 2002 il ciclista ha sorpreso tutti con un'eclatante exploit: alla bella età di 35 anni (non certo poco per un atleta), ha vinto a Zolder, in Belgio, la 69esima edizione del Campionato del mondo professionisti su strada. Una vittoria che ha entusiasmato gli appassionati e che è arrivata dieci anni dopo il successo di un altro grande del settore, Gianni Bugno. Cipollini, con questo titolo mondiale, corona una carriera straordinaria nella quale brillano 181 successi, tra cui 40 tappe del Giro d'Italia, 12 del Tour de France, tre della Vuelta e la prestigiosa Milano-Sanremo.


Dotato di un notevole appeal, la sua forte personalità e alcuni comportamenti estrosi lo hanno presto trasformato in un divo. Non solo ha posato in un pudico nudo per una famosa marca di scarpe, ma spesso è finito sulle copertine dei più diversi rotocalchi non sempre a causa delle sue imprese sportive. Un assertore del "look" aveva biciclette dipinte nello stesso colore della maglia che indossava, così come calzoncini e calzini, estroso fino all'inverosimile ha corso una cronometro con un body su cui era disegnata la muscolatura del corpo umano.

Non solo, insomma, piace molto alle donne, ma la sua lingua tagliente lo ha anche esposto al centro di numerose polemiche, ad esempio quando si è permesso di criticare lo stato del ciclismo moderno. Tuttavia, al di là del suo non facile carattere, è molto amato sia dagli appassionati che dai colleghi per via della sua schiettezza e per la sua carriera immacolata, ossia lontana dal pur minimo sospetto di utilizzo di sostanze proibite o dopanti.

Durante il Giro d'Italia 2003, pur essendo stato battuto più volte in volata dal suo degno erede, Alessandro Petacchi, SuperMario ha infranto il mitico record che apparteneva da tanti anni ad Alfredo Binda, raggiungendo il numero di 42 tappe del Giro vinte in carriera.

Sposato, padre di due figlie, Mario Cipollini risiede nel Principato di Monaco. A 38 anni, dopo 17 stagioni da professionista e 189 vittorie, il Re Leone è sceso dalla bicicletta: il 26 aprile 2005, a pochi giorni dall'inizio del Giro d'Italia, ha annunciato al mondo sportivo il suo ritiro definitivo dalle competizioni agonistiche.

E per dare l'addio al ciclismo ha partecipato alla prima tappa, una cronometro, del giro d'Italia del 2005 coperto da un body rosa sul quale erano stampate tutte le date delle sue vittorie e il sistema circolatorio del corpo umano.


ELIPIOVEX
00domenica 21 maggio 2006 15:21
Il treno di Cipollini
Dietro un grande campione ci sono sempre degli ottimi gregari.
Non è stata un'eccezione nemmeno per Cipollini: dietro a lui c'era sempre un treno di tutto rispetto formato da campioni del mondo dilettanti che, volentieri, di fronte al "Re" hanno messo a disposizione la loro esperienza e il loro lavoro.

In particolare Mario Scirea



Nato a Oltre (Bergamo) il 7 agosto 1964, Mario Scirea passa professionista nel 1989; è un buon passista veloce e da dilettante, nella crono a squadre, è stato campione del mondo a Cuba e oro ai Giochi del Mediterraneo nel 1987.
Tra i professionisti doveva passare con la Malvor, poi insorge qualche difficoltà e alla fine veste la maglia della Café de Colombia, capitanata da Lucho Herrera. Partecipa al suo primo Giro d'Italia, chiuso in 131esima posizione, e si impone in una tappa del Giro delle Americhe. L'anno seguente passa alla Chateaux d'Ax e ritrova Gianni Bugno con il quale aveva corso insieme cinque anni tra i dilettanti. Sono altrettanti gli anni in campo professionistico trascorsi al fianco del campione monzese e Mario da sempre il meglio di se lavorando duramente sia al Giro d'Italia che al Tour de France. Non mancano i piazzamenti di rilievo come un secondo posto nella ottava tappa della Vuelta di Spagna del '90 e l'undicesimo posto nella Paris-Roubaix del '94.
Nel 1996 si trasferisce alla Saeco di Mario Cipollini, che aveva conosciuto ai mondiali di Cuba del 1987, entrambi componenti il quartetto della 100km; il suo compito è di pilotare SuperMario nelle volate e nonostante ciò vince una tappa del Hofbrau-Cup in Germania. Mario Scirea ha già compiuto 31 anni (3 anni più di Cipollini), ma per nove stagioni è l'uomo di fiducia di Re Leone, il suo compagno di stanza, l'amico fidato con cui condivide pensieri ed emozioni. Con Cipollini, Scirea fa un salto di qualità, arriva ad una completa maturazione ed inoltre si sente realizzato nel suo lavoro di gregariato spesso portato in primo piano dalle vittorie del capitano. E' il regista del treno di SuperMario e nel 2002, a 38 anni, è al suo fianco a Zolder dove contribuisce alla vittoria del capitano nel Campionato del Mondo.
Al termine della stagione 2004 Scirea cessa l'attività all'età di quarant'anni dopo aver portato a termine il suo 13° Giro d'Italia (nessun ritiro) in 121esima posizione.


Eros Poli



E' nato a Isola della Scala (Vr) il 6 agosto 1963, eccellente passista, grandissimo specialista della cento km nella quale fu Campione Olimpico nel 1984 a Los Angeles (con Bartalini-Giovannetti-Vandelli) e Mondiale nel 1987 (con Fortunato-Scirea-Vanzella) oltre ad ottenere altre due medaglie iridate (argento nel 1986 e bronzo nel 1985, solo 7° invece nel 1983) ed il 5° posto alle Olimpiadi del 1988. Da allievo aveva già dato dimostrazione di essere un valido cronoman con la conquista del Campionato Italiano Inseguimento nel 1979. Conseguì il suo più importante risultato su una delle salite più terribili dell'intero panorama internazionale: al Tour del 1994 infatti andò in fuga nella Montpellier-Carpentras e si trovò ad affrontare da solo in testa il Mt. Ventoux dove riuscì a resistere al ritorno degli inseguitori, cogliendo una storica vittoria. Professionista dal 1991 al 1999, ha ottenuto 3 vittorie, fra le quali una tappa al Mazda Alpine Tour.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:15.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com