Dunque anche quest'anno è finito il campionato e a far festa sono gli stessi che la fanno da 10 anni. Con quello di Catania, il primo di questa incredibile serie iniziata nel '98, è il successo più sofferto e, pertanto, quello che lascia più soddisfazione.
Partiamo con le considerazioni serie che affrontano sia il lato tecnico della partita, che è sempre facile fare a freddo e seduti sul divano, che alcune riflessioni su alcuni spunti generali.
Partita spezzata in due con il coaching staff dei Lions, specialmente quello difensivo, a non capirci molto nella prima metà e quello dei Panthers ad andare in totale confusione nella seconda metà.
Parma aveva individuato in Campi l'anello più debole della catena difensiva e su di lui hanno sviluppato il loro attacco. La responsabilità non è di Campi ma di che l'ha messo a fare quel ruolo in quella parte di campo. Avevano anche capito che il pericolo per Souza poteva venire da Sommersell e su di lui hanno piazzato Ummarino e qualche raddoppio. Questo avrebbe potuto permettere maggiore libertà agli altri difensori ma nella prima metà non si è mai vista pressione.
Spettacolare l'intesa Souza con McIntyre (un receiver che prende tutto quello che gli vola a meno di 2 metri di distanza) ma due giocatori difficilmente possono vincere una partita da soli se non si ha una credibile alternativa di gioco e una difesa che aiuta a fermare gli avversari. I Panthers questa alternativa, gioco di corsa, non l'avevano e appena la stanchezza (sia Souza che Mc Intyre in doppio ruolo) e la conseguente imprecisione hanno preso il sopravvento l'inerzia della partita è cambiata.
Rimane incompresibile la scelta di giocare un quarto sulle proprie 26 a circa 6 minuti dalla fine e nessuna necessità di forzare il gioco
L'impresa dei Lions ha una delle proprie ragioni nella maggiore varietà di soluzioni a disposizione per l'attacco e dell'assestamento della difesa nella ripresa quando i Panthers, forse, sono tornati in campo con la convinzione di ripetere il film visto a Bergamo un mese prima. Allen, sempre a mezzo servizio per un problema fisioco che gli impedisce la piena funzionalità negli scrambles, ha ingranato una marcia magari non spettacolare come quella di Souza ma sicuramente più redditizia. La vecchia guardia (Neva, Salvemini, Florese in linea, Barbotti e Capodaglio in ricezione) e i giovani (tanto per cambiare Ghislandi e Podavitte) hanno stabilizzato un impianto di gioco che lasciava poco spazio ai rischi e agli errori (Podavitte che perde un pallone in attacco è solo, come dice lui, un modo per dare maggior emozione alla partita).
In difesa, come avvenuto nel secondo tempo con Bologna e tutta la partita con Bolzano, quando si sono resi conto che anche loro dovevano dare il loro contributo alla vittoria si sono visti pressione e aggressività che hanno scombussolato i piani di Parma e reso possibile una rimonta che pochi credevano possibile (uno di questi l'immarcescibile Bodo che ha riscosso, facendogli uno sconto del 50%, una scommessa fatta con Sisti che a metà tempo ha accettato di giocarsi 100 euro contro uno sulla sconfitta dei Lions). Si fa fatica a fare il nome di qualche singolo giocatore di difesa per spiegare il risveglio dopo 28 punti subiti in 2 quarti ma, come diceva Neva a fine partita, quando si è notato che cominciavano a fermare il loro attacco anche l'offense dei Lions ha cominciato a metterci qualcosa in più.
Hanno vinto tutti insieme e questo è quello che rende questo scudetto speciale
Hanno vinto nonostante tutto e tutti. Non intendo il tifo contro di coloro che vorrebbero vedere crollare il mito, non si perdono le partite a causa del numero di sostenitori o di detrattori (piccola nota a margine per Simone Paschetto: avverti il fenomeno con la tshirt #24 dei Giaguari che se guarda le partite con più serenità e si toglie il ghigno da guerriero ninja dal viso mentre è in tribuna scoprirà che la felicità non dipende da una partita di football e potrà sperare di saper distinguere una battuta divertita da una minaccia) ma mi riferisco alla enorme pressione sportiva che ha accompagnato l'intera stagione dei bergamaschi chiamati a dimostrare che non erano solo chiacchiere e distintivo ma una squadra di giocatori capaci di far fronte alle difficoltà che in passato venivano risolte da quelli che qualcuno definiva mercenari.
Questi ragazzi, tutti indistintamente, hanno fatto tesoro degli errori fatti durante la stagione e nei momenti che contano hanno dimostrato a tutti di che pasta, umana e sportiva, sono fatti. Questo nonostante un coaching staff tra i meno brillanti tra quelli visti a Bergamo e una dirigenza che non ha mai fatto nulla per difendere la squadra ma, anzi, non ha mai perso l'occasione per distribuire ad altri responsabilità delle sconfitte e appropriarsi dei meriti di ogni vittoria. I veri leader cercano di dare esempi possibilimente positivi, non offrono motivo di risentimento e critica e non contribuiscono a creare difficoltà a un gruppo che ha bisogno di coesione.
Forse è giunta l'ora che qualcuno capisca che si vince e si perde tutti insieme altrimenti l'isolamento diventarà uno steccato insormontabile e porterà alla distruzione del giocattolo che, sia ben chiaro, non è di esclusiva proprietà di nessuno ma è patrimonio di tutti coloro che negli anni hanno dato il loro contributo.
Vedere la partita in piedi in cima alla tribuna accanto a un paio di ref e a Magni, e saltuariamente Lodi e Simone Paschetto, è stato divertente e ha reso la serata piacevole. Nessuna tensione, se non puramente agonistica riferita alla partita, con valutazioni civilissime su quanto avveniva in campo dal punto di vista tattico e tecnico e sulle decisioni della crew (come sempre un tantinello protagonista ref Pierattelli ma rimane l'unico in grado di tenere in mano una partita che racchiude motivi di tensione e nervosismo a causa della posta in palio).
I ringraziamenti vanno alle due squadre che hanno offerto uno spettacolo che è un promo eccezionale per il nostro sport.
Un grazie anche a Bodo per la passione che ci mette nelle fotografie e che con gli anni che passano sembra acquisire un po' di ragionevolezza.
Il grazie più amichevole lo riservo a Lino, Rosa, Carlo, Paola e Thomas compagni di viaggio con i quali si è riso e cazzeggiato a quali si sono aggiunti a Scandiano Roby e Danilo con rispettive famiglie per la splendida serata passata prima in pizzeria (pizza e birra ottime) fuori dallo stadio e poi dentro lo stadio ad emozionarsi ancora per un sogno che sembra non avere mai fine.
Per finire, e in attesa della prossima puntata, diciamo che come sempre il motivo per le vittorie e le sconfitte è un po' come il buco del culo. Ognuno ha il suo.
[Modificato da Carlo Teani 15/07/2007 16.30]