HITLER
ha compiuto 44 anni quando il 31 gennaio del 1933 sale (lo mettono) al
potere. Per destino é nato a Braunau am Inn, una città sul fiume
bavarese, un corso d'acqua che la divide da due millenni (città nata
da un castro romano di Augusto-Druso-Germanico sulle due sponde, forse con la
funzione di villaggio cuscinetto arretrato dai <i>limes </i>romani nel vicino
Danubio). Caduto l'impero romano, passate le bufere delle invasioni dei barbari,
quelle successive dei carolongi determinarono le nuove spartizioni, e dall'anno
976 il fiume, e così il ponte, continuò a separare la Germania dall'Austria
(Ostmark). <br>
A Braunau, al di qua e al di là del ponte, si parla da sempre la stessa lingua,
la tedesca, anzi lo stesso dialetto. Ogni abitante della città - separata
sola da un ponte (il padre di Hitler -in gioventù ex mugnaio, ex calzolaio infine
impiegato statale- ci lavorava come doganiere) sogna fin dalla culla di vedere
riunita Braunau in un unica città e sotto un unica nazione: cioè la Germania. Con
la Vienna asburgica non ci fu mai una consonanza. <br>
<br>
Ogni cittadino di Braunau da secoli aspetta che nasca un condottiero che finalmente
elimini quell'odioso confine (in mezzo al ponte) che non ha mai rispettato la
volontà degli abitanti delle due sponde (molto spesso anche parenti). Ma lo
sta aspettando quel condottiero da duemila anni! <br>
Mai sentita tanta simpatia per Vienna lontana, e a loro volta gli Asburgo (con
la cosiddetta <i>Wienertum,</i> quella orgogliosa superiorità culturale
di cui i viennesi hanno coscienza e che li differenzia (dicono loro) dal resto
dell'Austria) riservavano poche attenzioni a questa terra posta a Ovest, che
paradossalmente è chiamata Austria Superiore, mentre quella a Est -la viennese-
Austria Inferiore. <br>
Del resto per molti secoli, in età romana e nel medioevo, i territori dell'Austria
di oggi -quella disegnata sulla cartina da Wilson- non formarono mai una compatta
unità statale, proprio perchè non omogenei sul piano etnico, per la presenza
di germanici, latini e slavi. <br>
Carlo Magno sulla fine del sec. VIII costituì la Marca Orientale (Ostmark -
e usò ancora quel limes romano) proprio per fermare le popolazioni che provenivano
da sud e da est (tribù di turchi e irano-caucasici), poi dal 976 con la casa
dei Babemberg il confine divenne per secoli la trincea avanzata del mondo cristiano.
Gli Asburgo sempre più custodi dell'ortodossia cattolica non solo continuarono
l'opera iniziata dai Babemberg, ma a partire dal '300 s'impadronirono della
Carinzia (per le miniere), poi del Salisburghese (quest'ultimo per un certo
periodo fu della Chiesa) e del Tirolo. <br>
Per questo motivo si crearono due diverse amministrazioni, ma nel 1518 con una
dieta a Innsbruck di Massimiliano i nuovi territori furono costretti controvoglia
a riconoscere l'unità del paese. Una poco spontanea unione che di fatto non
avvenne nemmeno con le riforme di Maria Teresa, che anzi accentrò e accentuò
tutto il potere a Vienna. Rimase così l'Austria Superiore un territorio assai
omogeneo, molto germanizzato, ma con una forte tendenza a guardare a nord (dove
proprio ai tempi di Maria Teresa stava nascendo la Zollerverein (ma M.T. non
aderì), il nazionalismo e la potenza politico-economica prussiana), e non a
guardare a Vienna che si adoperava e si affannava a Est (che fu poi l'origine
di tante sue disgrazie, e anche la fine dell'impero). <br>
E se prima questi territori a ovest erano stati abbandonati e lasciati solo
sopravvivere di pastorizia, con il crollo dell'impero -politicamente- venne
il peggio. Linz, Salisburgo, Braunau, guardavano alla confinante Bavaria, a
Monaco e non a Vienna. (Hitler considerava la capitale "la parassita, e
che i funzionari bisognava mandarli a pascolare le vacche". Il suo infelice
soggiorno di barbone nella grande opulenta e godereccia capitale, senza una
lira in tasca, fece poi il resto). <br>
<br>
Insomma da Cesare ai <i>limes </i>di Marco Aurelio e così per altri 1700 anni
nelle più di cento spartizioni della storia, una unione non era mai avvenuta,
nemmeno nell'ultimo conflitto ('15-'18) quando sui territori delle potenze vinte,
Wilson tracciò le sue<i> linee</i> sul crollato Impero Asburgico, e lasciò
immutata la atavica delusione nei cittadini di Braunau; un astio dentro il loro
sangue e nei loro geni.<br>
(come oggi del resto accade in Irlanda, in Serbia, in Kosovo, fra i Baschi e
tanti altri).<br>
<br>
Anche Hitler che vi era nato, nel suo Dna se lo portò dietro quel rancore, fin
quando scartato dall'esercito asburgico, allo scoppio del Prima guerra Mondiale,
volle diventare tedesco e andare a combattere per la Germania; poi diventato
il Fuhrer nel '38, il 12 marzo, invase l'Austria e abolì il confine lui stesso,
di persona, con la città che impazziva dalla gioia. Nella storia nessuno era
stato capace, lui sì, ed era addirittura nato proprio in quella città, in quella
casa che esiste ancora, oggi usata come <i>Volsksbucherei </i>( Biblioteca pubblica).
<br>
<br>
ADOLF HITLER dunque a Braunau am Inn, nel 1889, nasce in questa casa abitata
da un doganiere; in gioventù ex calzolaio e prima ancora aiutante mugnaio in
casa di suo zio </strong></font><strong><font SIZE="4" face="Arial Narrow">
Johann Hutler, fratello di Georg, (nonno di Hitler) che quando firmava usava
però il cognome storpiato in Hiedler. <br>
Si chiamava Alois quel doganiere, ed essendo figlio illegittimo portò nei primi
trentanove anni della sua vita il cognome della madre, Schickgruber. Sua
moglie che gli partorirà poi Adolf, era Klara Poelzl, figlia di una figlia di
Johann (senza figli maschi), maritata Poelzl, quindi una cugina di Alois. Infatti
il cognome era sia dei genitori di Klara che di Alois: Hutler e Hiedler,
i due fratelli mugnai di Spital.</font><font color="#000080" size="4" face="Arial Narrow"><br>
<br>
Nativo dunque Adolf Hitler di una zona (fin dai <i>limes </i>Romani<i>)</i>
la cui presenza di ariani Arii indoeuropei era ed è bassissima. <br>
(<font color="#800000">per quanto riguarda l'abusata parola "Ariani"
questa non ha nulla a che vedere con gli "Ariani di Ario"</font></font><font color="#800000" size="4" face="Arial Narrow">)<br>
</font><font color="#000080" size="4" face="Arial Narrow"> ( <a href="../anno336.htm">VEDI
ANNO 336</a> )<br>
<br>
Anzi sembra che lui stesso - Adolf Hitler- da parte di padre fosse di
origine semitica ebrea, infatti il padre Alois era il figlio di una serva
non proprio giovane (Maria Anna Chicklgruber) che era stata messa incinta da
un ricco commerciante che sappiamo era ebreo, Frankenberger, o forse ingravidata
da suo figlio ventenne. Comunque o padre o figlio dovevano essere indubbiamente
i responsabili di questa indesiderata maternità, perchè poi alla nascita
(1832) si presero infatti cura del bambino (Alois, futuro padre di Hitler) e
pagarono una retta mensile alla ex serva fino a quando il frutto della loro
colpa ebbe quattordici anni (un comportamento che significa, sembra chiaro,
che era stato uno dei due a ingravidarla). Questa donna cinque anni dopo finì
poi di fare la contadina nel villaggio di Strones. Aveva già 47 anni (Alois
5) quando conobbe e sposo' il 7 giugno 1837 Georg Hiedler,
cinquantenne un mugnaio ambulante, che o per non fargli perdere la retta dei
Frankenberger o per sue altre ragioni non si curò di legittimare il figliastro
- come avveniva di solito quando ci si sposava.<br>
<br>
Dopo dieci anni, nel 1847 Anna Chicklgruber morì, e il bambino Alois, ormai
quindicenne finì a Spital nel Waldviertel, in casa del fratello del patrigno
George </font><font SIZE="4" face="Arial Narrow">Hiedler, il mugnaio Johann,
che però - diversamente dal fratello- si firmava solitamente con il cognome
Hutler, proprietario da quattro generazioni del mulino e del podere numero 37
a Spital, un borgo che contava in totale 144 abitanti.<br>
Georg Hiedler dopo la morte della moglie, vi accompagna il ragazzino (Alois)
non suo, lo sistema dal fratello e poi sparisce dalla circolazione per trent'anni.
Ma ricompare a Spital ormai ottantaquattrenne, il 6 giugno del 1876 stranamente
per legittimare il figliastro Alois ormai già quarantenne, che non viveva nemmeno
più a Spital, pur mantenendo i contatti con la casa dello zio e quindi con le
nipoti e le cugine.<br>
<br>
Una ragione di questo ritorno a Spital, per il prodigo Georg Hiedler patrigno
c'era, ed era quella di poter accedere all'eredità lasciata da suo fratello
mugnaio, morto senza lasciare eredi maschi. Si diede da fare e nello stesso
anno, il 23 novembre alla parrocchia di Dollerstein il parroco cancellò
il nome di Alois Chicklgruber dal registro battesimale sostituendolo con quello
di Alois "Hitler"; così infatti il parroco scrisse il nuovo cognome
(invece di Hutler o Hiedler) che servì subito dopo - con un estratto della parrocchia-
per redigere l'atto notarile per venire in possesso dell'eredità.<br>
(i documenti sono tutt'oggi visibili alla parrocchia di Dollerstein).</font><font color="#000080" size="4" face="Arial Narrow">
</font></strong></p>
<p align="center"><strong><font color="#000080" size="4" face="Arial Narrow"><img src="hitler01.jpg" width="140" height="176"><br>
Torniamo indietro. ALOIS Chicklgruber (ora con il cognome Hitler) dopo la morte
della madre era -come detto sopra- cresciuto alcuni anni in casa dello zio mugnaio,
poi a 18 anni era partito per Vienna per arruolarsi nella polizia di frontiera.
Diventato doganiere prese servizio a Braunau, e qui aveva poi sposato
la figlia di un suo collega, una certa Anna Glasl Horer che aveva quattordici
anni più di lui, ma il matrimonio dopo sedici anni fallì; nel 1880 si separarono,
e tre anni dopo, nel 1883 la donna morì lasciando il marito finalmente libero
di risposarsi.<br>
<br>
Infatti, Alois Chicklgruber prima che morisse la moglie come si è
detto si era già separato e si era messo insieme con una cuoca di una locanda,
Franziska Matzelsberger, e da lei nel 1882 aveva avuto già un figlio Alois jr.
(gli diede il suo stesso nome) - e che diventerà successivamente il "fastidioso"
fratellastro di Adolf (*). Appena un mese dopo la morte della moglie, sposò
Franziska mentre era nuovamente incinta; infatti tre mesi dopo gli partoriva
una figlia, Angela (che diventerà così sorellastra del futuro Adolf). Ma subito
dopo anche Franziska nello stesso anno morì di tubercolosi.<br>
<br>
<font color="#5D5D5D">((* Singolarità su Alois jr. - Nel 1910 sposò una inglese,
Elizabeth Dowling (1889-1969) che l'anno dopo mise alla luce William. Questo
nipote fino al 1930 ebbe alcuni contatti con lo zio Adolf (che odiava suo padre
per la sua vita non proprio irreprensibile) ma poi improvvisamente nel
1939 emigrò negli Stati Uniti, e qui si presentò nel 1940 a quelle prime iscrizioni
volontarie in previsione del coinvolgimento degli Usa nel conflitto, e quindi
pronto andare a combattere in Europa, ma fu respinto per opportunità politica
quando al distretto balzò agli occhi il suo nome e ovviamente la sua stretta
parentela con il Fuhrer. Ma al rifiuto lui non si arrese, ostinato, scrisse
addirittura una petizione al presidente Roosevelt. Se ne interessò l'FBI, che
lo tenne per quasi tre anni sotto controllo, poi finalmente nel 1944, il ventitreenne
William fu arruolato nella marina militare e finalmente riuscì a combattere
sotto la bandiera americana contro le armate di suo zio in Europa).</font><br>
<br>
Con la morte di Franziska, Alois rimase nuovamente solo. Aveva allora
48 anni e non aveva mai rotto i rapporti con i parenti di Spital. Infatti durante
il matrimonio con la prima moglie, prima ancora di ricevere nome e l'eredità
dallo zio Johann si era preso in casa una ragazzina di quindici anni, Klara
Poelzl; <br>
<img src="hitler02.jpg" width="140" height="178"><br>
era una sua nipote, perchè figlia di una figlia di suo zio mugnaio </font><font SIZE="4" face="Arial Narrow">
Johann</font><font color="#000080" size="4" face="Arial Narrow">, maritata Poelzl. <br>
Alla morte della seconda moglie di Alois, Franziska, la ragazzina Klara aveva
25 anni, Alois sei mesi dopo, chiedendo una speciale dispensa vescovile (assurda
la consanguineità perchè portava il nome ma non era un discendente diretto degli
</font><font SIZE="4" face="Arial Narrow"> Hutler/Hiedler ma solo adottato)</font><font color="#000080" size="4" face="Arial Narrow">,
il 7 gennaio del 1885 Alois sposava quella che sarebbe diventata poi la madre
di Adolf Hitler, terzo di cinque figli. Tre morirono in tenera età, mentre sopravvisse
al noto fratello solo la quinta e ultima figlia, Paula (morta nel 1960).<br>
<br>
Adolf nasce alle sei e mezzo di sera del 20 aprile del 1889 al Gasthof zum Pommer,
una locanda di Braunau, la città adagiata sul fiume Inn che divide in due la
città e la sua popolazione di lingua tedesca. Una ossessione questa frontiera
austro-tedesca, perchè gli abitanti di entrambe le due sponde hanno sempre bramato
di appartenere a una medesima nazione, perché parlano lo stesso dialetto bavarese,
che a Vienna nemmeno capiscono.<br>
<br>
Nello stesso anno (1895) papà Alois all'età di cinquantotto anni va in
pensione e si ritira in una modesta casa a Leonding vicino a Linz, e iscrive
alla scuola del villaggio di Fishlmann, il figlio Adolf, che all'epoca aveva
compiuto sei anni <br>
<br>
HITLER cresce, va a scuola, poi già a 12 anni si oppone al padre nel proseguire
gli studi ("<i>Non volevo fare l'impiegato come lui desiderava, mai e poi
mai</i>"
e la spunterà come vedremo più avanti. Aveva ottenuto la licenza
di quinta elementare (suo compagno di banco era il grande filosofo WITTGESTEIN!!)
poi si era iscritto alla scuola media, ma svogliato com'era ci rimase molto
poco, fino a quando i professori inviarono al padre una brutta nota "<i>non
ha attitudine allo studio</i>". Il ragazzo si sentì umiliato ma nello stesso
tempo libero, perchè il giudizio negativo gli servì per convincere così il padre
a rinunciare alla scuola per dedicarsi solo alla sua passione: la pittura. Il
ragazzo ha questa ambizione: vuole diventare un artista!<br>
<br>
Il padre si opponeva continuamente <em>"fin quando io vivrò, il pittore
mai!"</em> - Ma dopo averlo detto, visse poco; lui andava a taverne,
e due anni dopo il figlio lo trovò sotto il tavolo di una di queste, morto stecchito.
Adesso era libero. Nel ricordarlo,<i> "Lui dubitava della mia intelligenza"</i>
dirà in seguito suo figlio.<br>
<br>
A sussidiarlo più che a sostenerlo nella sua ambiziosa scelta c'è la madre.
Rimasta vedova con una discreta pensione riuscì a finanziarlo con qualche
soldo quando il ragazzo nel 1907 partì per la prima volta già diciottenne e
con belle speranze per Vienna, alla ricerca di successo come artista.<br>
Come pittore è piuttosto mediocre, è un autodidatta, e di cultura sa che ne
ha poca, ma è ostinato ed è convinto di farcela.</font><font size="4" face="Arial Narrow"><font color="#000080"><br>
<br>
Quando dirigerà le grandi armate sul Volga (3-marzo-'42) ai suoi generali giustificherà
le sue lacune scolastiche e i tanti errori linguistici, dicendo "<em>quei
professori erano dei somari, la loro apparenza esteriore trasudava sporcizia....Erano
il prodotto di un proletariato privo di ogni indipendenza di pensiero; caratterizzati
da una ignoranza senza pari...Ci volevamo imbottire il cervello allo scopo di
trasformarci in scimmie come loro...Ed è tragico pensare che tale puerile gente
abbia avuto il potere di sbarrare l'avvenire di un giovane come me che aveva
- come potete notare - le qualità di condottiero della futura Europa</em>"
(non era ancora arrivata la cocente disfatta a Stalingrado).<br>
Solo di un professore di storia aveva un buon ricordo; e lo andò anche a trovare
quando entrò trionfalmente in Austria. Chissà cosa gli raccontava per attirare
l'attenzione di questo svogliato e ribelle allievo. Degli altri invece non aveva
dimenticato cosa avevano detto di lui.<br>
<br>
"Era insofferente, un ribelle", diranno i suoi professori in tempi
ancora relativamente quieti. Uno di essi fu perfino chiamato a Monaco nel '23
per testimoniare al processo del <em>"sedizioso individuo"</em> accusato
di <em>"tradimento contro lo Stato"</em> dopo il fallito <em>"Putch
della birreria"</em>. Questo istitutore chiamato in tribunale, di Hitler
non fece un quadro simpatico; disse davanti ai giudici che era un testardo,
un attaccabrighe, un presuntuoso, un insofferente alla disciplina, quindi già
allora un ribelle. Non gli fece insomma un favore.<br>
<br>
Ma quel processo a Hitler (che raccontiamo in altre pagine) fu un grosso errore
del governo. Invece di danneggiarlo fu il suo trionfo. Il quasi sconosciuto
ribelle di Monaco era finito su tutti i giornali; e tra le righe i commentatori
(visto che l'argomento "tirava"; nell'inconscio collettivo era sentito
un po' da tutti) riportavano proprio quelle frasi che molti tedeschi volevano
leggere e sentirsi dire, ma non osavano dire. <br>
Quando l'ex allievo giunse al potere, e nel 1938 invase l'Austria, ed entrò
a Vienna, quei professori che avevano sparlato di lui li andrà a scovare uno
per uno.<br>
<br>
Testardo, dopo l'abbandono della scuola lo divenne ancor di più quando iniziò
a leggere, divorando libri su libri e a dipingere. La pittura era la sua
passione! A 18 anni dunque, nel 1907, l'ambizione all'arte lo porta a
Vienna, ma all'esame per iscriversi all'Accademia di Belle Arti è bocciato
per "scarsa attitudini", <i>"Prova di disegno: insufficiente"</i>;
il ragazzo registra il suo primo cocente fallimento.<br>
<br>
Tornato a casa, sconfitto ma non vinto, lavorò un intero anno, poi si ripresentò
all'Accademia convinto questa volta di farcela. Ma non fu nemmeno ammesso agli
esami, i disegni presentati furono tutti "bollati" a margine con un
plateale "<i>mediocre</i>", "<i>mediocre</i>", "<i>mediocre</i>".
Ostinato, Hitler chiese spiegazioni e i docenti lo consigliarono di darsi
all'architettura. Ma il mancato artista non aveva gli studi necessari per iscriversi,
non aveva finito neppure le medie, quindi davanti a sè non aveva nessuna strada,
nè arte e nè parte; non un mestiere, e nemmeno l'attitudine a iniziarne o a
farne uno.<br>
Nè poteva più contare sui soldi della madre, il 21 dicembre del 1908 gli moriva.
Addio all'aiuto finanziario. Rimasto senza un soldo a Vienna, un amico muratore
gli trovò un posto in una impresa edile a fare il manovale, ma Hitler per convivere
con i suoi colleghi di lavoro doveva iscriversi come tutti al sindacato di sinistra;
lui rifiutò e fu messo in condizione di licenziarsi. <br>
<br>
E' il 1909. Hitler ha vent'anni. E' solo, è un "artista" umiliato,
non ha un mestiere, ed è senza soldi, dentro la monumentale Vienna di
questo periodo; una città metropoli borghese, gaia, gioiosa, godereccia con
i suoi valzer di Strauss in ogni angolo. Hitler lo troviamo per 5 lunghi anni,
disoccupato, frustrato, a spalare neve, a fare il facchino abusivo alla stazione,
il muratore, l'imbianchino, il cartellonista; ma sempre occasionalmente, quindi
con pochi risultati economici; infatti viene anche sfrattato da una misera
stanza che occupava, che però non riusciva pagare. Ne trova un'altra
al quartiere di Alsergund, ma poco dopo sempre per mancanza di soldi finisce
in mezzo alla strada.<br>
Hitler emigra nello squallore del dormitorio pubblico del rione Meidling,
mentre per mangiare una minestra va nella mensa dei poveri del convento dei
Fratelli della Carità. <br>
(quella stanza dov'era stato sfrattato era al n. 34 della Schellesserheimerstrasse,
più avanti al n. 106, abitò per un certo periodo LENIN (nel 1902 aveva già scritto
"Che fare?", ed era in esilio dopo la guerra civile in Russia del
1905) in una stanza lurida come quella di HITLER. Nessun viennese avrebbe potuto
immaginare, e nessun chiaroveggente fare una profezia, che nello spazio di quaranta
metri, dentro due anguste stanzette, alimentandosi con lo stesso pane che vendevano
all'angolo della <i>strasse, </i>i cervelli di due barboni si stavano formando
sui libri rivoluzionari, per poi maturare due apocalittici progetti; uno a sconvolgere
metà pianeta con una rivoluzione, l'altro a mettere a soqquadro invece l'intero
pianeta).<br>
<br>
Hitler - racconterà un suo collega barbone- assomigliava a uno "spettro"
tanta era la fame che aveva addosso, ma non era traviato, non era dedito a nessun
vizio nonostante la giovane età e la sua vita randagia; non fumava (per risparmiare
dirà in seguito <em>"quando mi accorsi che con i soldi di un pacchetto
di sigarette potevo comprarmi del burro"
</em>, non beveva alcolici, e
per la sua innata timidezza pochi erano i rapporti con l'altro sesso. Del resto
non curava affatto la sua persona, barba e capelli sempre lunghi, con
addosso in inverno una sgualcito cappotto nero regalatogli da un ebreo che vendeva
vestiti usati, che forse fu una contropartita per aver dipinto Hitler dei cartelloni
pubblicitari per il suo negozio.<br>
<br>
HITLER tenta di vivere alla giornata vendendo piccoli disegni, acquerelli grossolani,
cartelloni pubblicitari per i bottegai, che alcuni "<i>grassi salumieri
mi disprezzavano"</i>. Intanto sui Ring e nei caffè la ricca borghesia
spendeva la sua vita nei piaceri. Dirà poi: "<i>il ricordo più' triste
e infelice che ho di Vienna è ricordare quella gente felice</i> <i>di
Vienna</i>". Per gli altri, Vienna in quegli anni era un sogno, della vita
e dei propri piaceri. Ovunque c'era la musica nell'aria, nei Ring, nei parchi,
nelle case opulenti. Nei teatri affollati le sublimi musiche di Mozart, Beethoven,
Schubert, ma era soprattutto quella di Strauss che dominava ogni angolo, in
ogni caffè, in ogni festa; era quella che cullava non solo il Danubio Blu ma
anche l'opulenza. Era la Provvidenza - dicevano i ricchi- che aveva toccato
con mano la bellissima città stesa lungo il mitico corso d'acqua. Lo era per
gli altri un dono di Dio, ma per Hitler da quando si alzava al mattino era un
incubo: "<i>la fame, era la mia fedele compagna e divideva con me ogni
cosa, la mia esistenza era una lotta continua con questa spietata amica che
mi era sempre accanto</i>" e ancora "<i>A Vienna io non ho conosciuto
il significato della bella parola "gioventù".</i><br>
Ma oltre che i libri ama anche lui come tutti i viennesi la musica, ma non quella
di Strauss, ma quella eroica di Wagner. Già a 12 anni quand'era a Linz, assistendo
a un'opera del grande compositore era stato ammaliato e turbato dalla sua musica.
A Vienna non gli mancano le occasioni; per trenta volte va ad ascoltare dal
loggione o in piedi il <i>Tristano e Isotta</i>. Ne è infatuato. (ci ritorneremo
poi sopra su questo argomento -su Wagner- che ha direttamente e indirettamente
una enorme influenza su Hitler). <br>
<br>
Dunque cinque lunghissimi anni di miseria e di desolazione dentro una città
con due milioni di abitanti, che contava un milione di salariati ed era il centro
di un impero abitato da cinquantadue milioni di sudditi. Una Vienna ricca, la
più opulenta e la più colta capitale d'Europa. Hitler é pigro, non aspira a
un lavoro fisso, si sentirebbe declassato dentro un anonimo proletariato, quindi
preferisce un lavoro occasionale e vagabondo, del resto altro non potrebbe fare.
Ma non é affatto pigro sui libri, é un lettore incallito (come Mussolini che
nello stesso periodo ha sei anni più di lui) si butta a capofitto e si accanisce
a divorare libri e libri di politica rivoluzionaria. Idee che già cominciavano
da alcuni anni a inquietare l'autocrazia degli Asburgo, la piccola e la media
borghesia e lo sterminato numero di funzionari parassiti (lo dirà in seguito
anche Robert Musil in <em>L'uomo senza qualità</em>)). Politica rivoluzionaria
che già aveva dato vita a un discreto partito politico: il socialdemocratico;
e si erano formati i sindacati lavoratori con dentro i primi fermenti che stavano
lievitando non solo a Vienna ma in tutta Europa.<br>
<br>
Una droga per lui quei libri e quegli opuscoli, pieni di idee democratiche,
progetti rivoluzionari o anarchici, provenienti da una Vienna povera,
da gente denutrita (questa anche nella gaia capitale asburgica c'era, ma la
si ignorava), malvestita e abitante nei tuguri come quelli dove lui andava
a dormire. Letture le sue che erano il classico cibo di un emarginato arrabbiato.
Forse non cogliendo il contingente da quelle pagine, ma catturando solo l'essenziale
necessario alla sua indole; letture ideali per ricacciare dentro la fame e l'odio
che doveva provare in mezzo ai grandi magnifici palazzi della Vienna Imperiale. <br>